Gazzetta di Mantova – Castel Goffredo. Lo hanno accusato di girare le spalle al Mantovano, “flirtando” con le società bresciane e veronesi Garda uno ed Azienda gardesana servizi.
Un “tradimento” che renderebbe più difficile creare un’unica società provinciale nel settore della distribuzione dell’acqua partendo dalle cinque società attuali. Ma lui, Giampaolo Ogliosi, presidente di Sisam, la società intercomunale dell’Alto Mantovano, ribalta le accuse.
«Noi siamo sempre stati favorevoli alla società unica, e lo siamo tutt’ora. L’intesa che abbiamo fatto con le due società gardesane non preclude la società unica mantovana. E aggiungo che la società provinciale non basta. Servono accordi di più ampio respiro, come quello che abbiamo fatto noi entrando da protagonisti in un’area, quella gardesana, che è strategicamente essenziale per tutto il Mantovano».
Polemica smorzata, insomma. O meglio trasferita su un piano. Quello della necessità di alleanze e della difesa del territorio.
È così difficile fare alleanze sui servizi a Mantova?
«Basta un esempio. Noi nel 2007 avevamo coinvolto la castiglionese Indecast e Tea per creare una società unica sui rifiuti. Davanti al notaio ci siamo trovati solo noi e Tea ed abbiamo creato Mantova Ambiente»
È la stessa cosa anche nel settore acqua?
«Qui c’è una regia unica, l’Ato, ambito territoriale. Che nel 2007 ha individuato le società di gestione concreta del settore idrico: Aimag nel Basso Mantovano, Tea nel Medio e Sicam nell’Alto. Poi da Sicam si è staccata Indecast che è rimasta indipendente in deroga al piano, come Asep, nell’Hinterland, più per un equilibrio politico, che economico e di servizio. Tant’è che due anni fa, la verifica per la prosecuzione nell’affidamento del servizio idrico ha bocciato sia Asep che Indecast. La prima ha fatto accordi con Tea, la seconda, non si sa»
Se ognuno rema per conto suo, anche voi siete stati accusati di fare accordi oltre il bacino mantovano.
«Il problema è un altro. Il Garda è il bacino d’acqua dolce più grande d’Italia. È la riserva idrica per la nostra agricoltura e le nostre falde. Alimenta il Mincio, il laghi di Mantova e arriva sino al Po. Interessa strettamente il nostro territorio. Dal punto di vista idrico dipendiamo direttamente dalla vita del lago. Eppure ce ne disinteressiamo. Per noi, che abbiamo sede nell’Alto Mantovano, forse è stato più facile capire che dovevamo in qualche modo allearci».
Per fare che cosa?
«Per essere protagonisti delle scelte che vengono fatte là ed hanno ricadute essenziali per Mantova. Faccio un solo esempio che non molti conoscono. La sponda bresciana, da Salò in su, scarica le acque nere in sponda destra utilizzando un vecchio tunnel che sottopassa interamente il lago. Se succedesse un incidente, sarebbe la morte del turismo, ma anche delle comunità lacuali e non solo perché al lago servono addirittura 29 anni per il ricambio delle acque »
Quindi? «C’è un progetto, costa 220 milioni, per eliminare questo pericoloso tunnel e portare le acque nere verso Visano, nel bresciano, dove costruire un grande depuratore. Se la situazione resta quella di oggi ci interessa perché è un rischio ambientale che corriamo anche noi. Se passa il nuovo progetto ci interessa perché anche l’Oglio è un nostro fiume. Noi preferiamo sedere nei Cda delle società che decidono, piuttosto che starne fuori».
Che costo avrà questa partecipazione?
«Nulla. Perché i soldi di questo progetto sono pubblici. Ma essere partner in zona significa, ad esempio che possiamo fare accordi con Valeggio per migliorare la situazione dei depuratori di Monzambano. Il mio invito è questo. Mantova da sola conterà poco. Se si allea con il Garda avrà un bacino di un milione di utenti, secondo solo a Milano, con grandi possibilità nel settore del turismo dei trasporti, dell’ambiente. Noi ci abbiamo creduto e siamo partiti per primi, sperando di essere seguiti».
Francesco Romani
Fonte: gazzettadimantova
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Pubblicato: Giovedi 04 Giugno 2015
Fotografia di copertina: Wikipedia