Gestore unico dell’acqua, Brescia è in ritardo: braccio di ferro fra le società
Se non ci sarà l’accordo arriverà il commissario regionale e una gara europea aperta alle multinazionali. La nuova realtà dovrebbe farsi carico di lavori per 850 milioni
di PIETRO GORLANI
Corsa contro il tempo per l’approvazione del gestore unico del ciclo idrico integrato, che per i prossimi 30 anni dovrà occuparsi di acquedotti e fognature dei 206 comuni bresciani. Tra le dodici province lombarde, solo quelle di Brescia, Como e Varese non hanno adempiuto alla ferrea scadenza dello Sblocca Italia, che pone il termine ultimo al 30 settembre. Una scadenza che se non verrà rispettata porterà un commissario regionale, per portare a gara europea il servizio. Ed acquedotti e fognature potrebbero anche finire in mano ad una multinazionale straniera.
I ritardi sono già costati al Broletto la messa in mora da parte della Regione. L’ultima spiaggia per l’ok al gestore unico è la nuova assemblea di tutti i sindaci in programma i primi d’ottobre (per essere in regola basta che la convocazione venga comunicata entro il 30 settembre). Serve la maggioranza dei voti (non dei singoli Comuni ma della popolazione rappresentata) per sancire la nascita di una società mista (pubblico-privata) che, vista la sua solidità, potrà chiedere alla Banca europea (Bei) e alla Cassa depositi prestiti da oltre 100 milioni per quegli investimenti necessari a fare (e rifare) i depuratori mancanti ed a sostituire le vecchie reti acquedottistiche.
Il conto è salato: si stima un fabbisogno di 850 milioni di euro. Che saranno spesi dalla nuova società, formata al 60 per cento dalle utilities completamente pubbliche (Aob2, Garda Uno, Asvt e Vallecamonica Servizi) e al 40 per cento da una società privata, A2A ciclo idrico.
Questi sono giorni caldissimi sia sul piano politico che tecnico. Provincia e Comune di Brescia stanno mediando il più possibile con i comuni, ma soprattutto con le società di gestione, per arrivare al varo definitivo della nuova gestione (auspicata da anni) cercando di superare localismi e gelosie. Grande lavoro anche per l’autorità d’ambito (l’Ato) che sul piano tecnico gestisce modalità e tempi degli interventi infrastrutturali.
Non è infatti una novità che Garda Uno, in rappresentanza dei comuni gardesani, mirasse ad un Ato interregionale con la provincia di Verona. Mentre una ventina di comuni della Valcamonica, che gestiscono da sé gli acquedotti, temevano rincari delle bollette per i propri utenti. Forte è stata la mediazione del presidente della Provincia, Pier Luigi Mottinelli, che ha garantito loro tariffe più agevolate. E ci sarebbe discussione sulla scelta della veste societaria, che sarà appunto mista, con la presenza di un operatore privato come A2A (solo metà della società quotata è in mano ai comuni di Brescia e Milano) che dovrebbe però sottostare ad una gara.
Il tempo per rivedere gli accordi stringe. Il nuovo gestore unico deve partire con gli investimenti necessari ad evitare una maxi sanzione dell’Unione Europea (160 milioni l’anno) per la mancata depurazione di quasi un terzo del suo territorio. Sono ventitré i comuni ad oggi senza depuratore: tutta la Valtrompia, diversi comuni della Bassa (Pompiano, Offlaga, Visano, Calvisano, Remedello, Acquafredda) e della Valcamonica. Altri quarantadue hanno depuratori vecchi e inadeguati.
Le priorità ricordate più volte dal Broletto sono la realizzazione di un depuratore per la sponda bresciana del Garda ed il depuratore della Valtrompia. Il presidente della Provincia ha ricordato più volte l’urgenza di sostituire le condotte sub-lacuali che portano i reflui al depuratore di Peschiera correndo sul fondo del lago. Tubature vecchie. Se si rompessero, si andrebbe incontro ad un vero e proprio disastro ecologico (ed economico, se si pensa alle conseguenze per il turismo).
C’è quindi il progetto faraonico di realizzare un centinaio di chilometri di tubature per collettarle all’impianto di Visano, nella Bassa. Impianto fermo da quattordici anni e che andrebbe rifatto. Si stimano costi superiori ai 110 milioni di euro. Un preventivo simile anche per il depuratore della Valtrompia da realizzare a Concesio. C’è però un problema non da poco per la realizzazione di questi due progetti. Lo ha sottolineato Paolo Saurgnani, direttore Cogeme, al Corriere : i costi standard ai quali le amministrazioni devono attenersi prevedono un tetto di spesa (per un nuovo depuratore) di 120 euro ad abitante. Quindi per i 100mila residenti della Valtrompia si potrebbe spendere al massimo 12 milioni di euro. Discorso identico andrebbe fatto sul Garda, dove i Cinque Stelle hanno proposto di realizzare diversi piccoli impianti anziché uno solo. Tematiche non da poco, che potranno essere affrontate presto dal nuovo gestore unico.
Fonte: brescia.corriere.it
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Data di pubblicazione: Martedi 22 settembre 2015
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