Cinzia Scarpino
US Waste
Rifiuti e sprechi d'America. Una storia dal basso
Editore: Il Saggiatore - 2011
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America. Stelle e strisce, Grande mela, Torri gemelle. Big Mac, Pampers, rasoi Gillette. United States of America. United States of Waste. Waste come rifiuti, scorie, scarti. Come devastazione. Come sprecare, buttare via.
In America si rincorre da sempre il sogno della cosiddetta “società dell’opulenza”. Per farlo si è abusato delle risorse naturali e si è trattato l’ambiente come una cava da svuotare per poi riempirla di rifiuti. Anche quello che si mangia, spesso, è “cibo spazzatura”, junk food. Luoghi, oggetti, odori, consumi, fatti.
US Waste racconta la storia degli scarti d’America attraverso le lenti della sociologia, della letteratura, della fotografia e della storia: le chiatte di spazzatura newyorkese setacciate dai figli degli immigrati italiani di fine Ottocento; i fetenti macelli di Chicago descritti da Upton Sinclair nella sua Giungla; le isole di New York adibite a discariche e penitenziari; le tempeste di polvere della “Dust Bowl”; la costruzione della grande diga Hoover in Nevada; la militarizzazione di Los Alamos in New Mexico e del poligono nucleare del Nevada; la recente catastrofe ecologica dei milioni di barili di petrolio finiti nel Golfo del Messico.
Tra esplosioni atomiche e alta letteratura, tonnellate di liquami e fotografie straordinarie, discariche e cataloghi per corrispondenza, US Waste è la storia dei rifiuti materiali e metaforici d’America, un paese che ha fatto del consumo e dello spreco il proprio inno alla libertà.
Testi tratti da US Waste - Rifiuti e sprechi d'America. Una storia dal basso
Ed è forse in virtù del loro legame con i meccanismi dell'abiezione, ai quali Julia Kristeva riconduce i procedimenti psicologici dell'arte, che i "rifiuti" - intesi quali spazzatura metropolitana, luoghi degradati o marginali, rovine vecchie solo dieci anni - corrono in molta parte della storia dell'arte americana: dalla Ash Can School alla fotografia sociale di Jacob Riis e Lewis Hine, alla pop art di Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Claes Oldenburg, dalla pop art di Robert Venturi, dalle Watts Towers di Simon Rodia ai graphic novel di Will Eisner e alla musica sperimentale di John Cage e Laurie Anderson, fino ai film della Factory di Andy Warhol.
Uomini e topi, il breve romanzo di John Steinbeck del 1937, ha come protagonisti due braccianti, George Milton e il ritardato mentale Lennie Small che, nei tempi di crisi della Grande Depressione, cercano lavoro nei campi della California: il sogno di entrambi è quello di poter vivere un giorno "del grasso della terra". In uno dei frangenti economicamente più duri della storia del paese, Steinbeck decide di usare un'espressione popolare dal sapore biblico - "vivremo del grasso della terra" - che rinnova la promessa di abbondanza e libertà delle origini.
Il ricorso alla retorica della "terra di latte e miele" è una costante nella cultura americana, a sua volta riconducibile all'idea, sospesa tra mito e realtà, che il paese goda di una riserva ineasauribile di ricchezze naturali - il grasso della terra, appunto.
Cinzia Scarpino (Milano 1974) svolge attività di ricerca presso la cattedra di Cultura angloamericana dell’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato saggi sulla narrativa americana contemporanea (Raymond Carver, Grace Paley, Don DeLillo), sulla storia ambientale degli Stati Uniti, su alcune serie televisive (come I Soprano e gli altri, curato con Donatella Izzo, ShaKe 2008). Ha trascorso periodi di ricerca a New York e a San Francisco. Fa parte della redazione di Ácoma. Rivista Internazionale di Studi Nordamericani.
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Sfondo di copertina: "Child Scavengers" (1912) - Lewis W. Hine
(Lewis W.Hine/Buyenlarg/Getty Images)