Nel bresciano 41 comuni ricicloni ma in città cresce del 4,5% la produzione di rifiuti indifferenziati
Nel capoluogo nel 2020 si producevano 156 chili di «secco» a testa (quello che va nell'inceneritore) nel 2021 si è saliti a 163 chili mentre a Bergamo sono diminuiti del 12%.
Separare i rifiuti non basta più. Fare la raccolta differenziata è sì un atto di civiltà e un obbligo di legge, ma la sfida da vincere è un’altra: ridurre la produzione di rifiuti, a monte. E qui sono pochi i Comuni che riescono ad essere virtuosi: 41 nel Bresciano, 63 nella Bergamasca, 308 in tutta la Lombardia.
Il catalogo l’ha stilato Legambiente, inserendo in lista solo quei paesi dove la frazione del secco non riciclabile è inferiore ai 75 chilogrammi l’anno per ogni abitante. Un traguardo raggiunto solo dal 20% dei Comuni bresciani, tra cui le new entry Braone, Nuvolera e Prevalle.
Ma basti pensare che a Brescia città ogni residente produce 163 chili di rifiuto indifferenziato l’anno. Tradotto, è più del doppio del limite dei 75 chili identificato da Legambiente per dirsi «Comune rifiuti free».
In realtà, nessuna città capoluogo raggiunge questo obiettivo. Per diverse ragioni: dalle presenze turistiche alla numerosità di servizi offerti ad una popolazione che non è solo quella di residenza. E che è portata a differenziare meno. Ma la situazione è migliorabile, come dimostra il caso di Mantova: il capoluogo che fu dei Gonzaga è l’unica città a rimanere sotto la soglia dei 100 chili di rifiuti non riciclabili l’anno. Il dato 2021 certifica 89 chili per abitante. E non a caso anche la provincia è la più virtuosa: qui la quota della differenziata raggiunge l’86,6%, mentre Mantova città è all’83%.
E Brescia, invece? Il capoluogo separa il 71,5% dei rifiuti, mentre la provincia arriva al 77%. Se invece si confrontano due città simili, come Brescia e Bergamo, si nota che dal 2020 al ’21 la produzione procapite della Leonessa d’Italia è peggiorata (da 156 a 163 chili per abitante), mentre nel capoluogo orobico l’indifferenziato è calato del 12% (da 131 a 115 Kg/ab/anno).
Si tratta di quote che possono sì migliorare, ma solo se si prova a «implementare il riuso» dei materiali e si lavora per «misurare l’effettivo riciclo». A sottolinearlo è Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, l’associazione che da 29 anni stila la classifica dei Comuni ricicloni. La lista non vuole essere una competizione, ma un invito a migliorare la differenziata «con obiettivi sfidanti». Che poi vuol dire «aumentare la qualità delle frazioni raccolte» e «monitorare l’effettivo recupero di materia».
Ma quali sono i Comuni rifiuti free del Bresciano, quelli che non producono più di 75 chili di secco non riciclabile?
L’Ovest e la Bassa sono da sempre l’area dove si ricicla di più. E qui si concentrano molti dei Comuni con la produzione di rifiuti pro-capite più bassa della provincia. È il caso, ad esempio, di Castelcovati (69 kg/ab/anno), Castrezzato (63,8), Brandico (41), Bagnolo (54,3), Coccaglio (60,4), Pompiano (67), Pontoglio (69), Rudiano (44,2). Il record spetta ad Acquafredda, con soli 36 chili per abitante e un riciclo che sfiora il 94%.
La provincia corre a due velocità, se è vero che si contano anche 22 Comuni sotto la soglia minima del 65% di differenziata (dato 2021). Molti di questi sono piccoli paesi di montagna, come Brione, Collio, Magasa o Cimbergo. Tra gli inadempienti ci sono anche Comuni sopra i 2.500 abitanti, come Artogne (62%), Gargnano (43%), Dello (58%), Ome (58%), Pavone del Mella (60,5%) o Tremosine (49%).
Ciò nonostante, la provincia di Brescia va decisamente meglio di altre aree: nel nostro territorio i Comuni sotto la soglia del 65% di raccolta differenziata sono l’11% del totale (22/205), mentre nel Pavese si raggiunge il 74% (138/186) e in Valtellina ancora peggio, con l’82% dei Comuni fuorilegge (63/77).
di Matteo Trebeschi
Fonte: brescia.corriere.it
Data di pubblicazione: Venerdì 07 Aprile 2023
Fotografia di copertina: da notizia originale